mercoledì 16 novembre 2016

IO, DANIEL BLAKE



Io sono solo un uomo!
Sono queste le parole conclusive  di una breve memoria, scritta a matita  da Daniel Blake ,  per un ricorso agli uffici che gli avevano tolto l’indenntà di malattia, nonostante il suo recente infarto.
La morte, tuttavia,  lo coglierà proprio nel bagno di quell’ufficio  e solo ai funerali le sue parole potranno essere lette dai suoi più cari amici  forse proprio a noi spettatori di  questo profondo ed inquietante film che denuncia il profondo malessere degli “ultimi”.
Alla fine, forse, ci chiederemo insieme al regista Ken Loach ed all’autore Paul Laverty:
- C’è ancora posto per un essere umano nelle nostre società moderne?
- C’è ancora posto per la comprensione e la cura dell’altro , esercitata, per tutta la durata del film,  solo dai poveri verso gli altri poveri e marginali?
Nonostante fosse un uomo solo e colpito da un grave infarto, Daniel Blake aveva una sua professionalità. Era un bravo carpentiere, ascoltava gli altri e cercava di aiutarli ogni volta che poteva , con una disponibilità sconosciuta alla logica ed all’organizzazione delle istituzioni.
 Era apprezzato  da tutti quelli che lo conoscevano, anche se non sapeva utilizzare un computer e non possedeva uno smartphone.
Oggi, tuttavia, nella nostra società il lavoro è un bene raro e prezioso e , come ci spiega in una scena del film il docente di un corso per la preparazione dei curricula,  non basta essere bravi e seguire il criterio della meritorazia. Bisogna anche essere furbi e saper comunicare  bene .
Tutto vero e forse anche giusto, a patto di non dimenticare che  tutto questo deve comunque permettere di mantenere la dignità di ogni cittadino.
Tutto giusto purché non si dimentichi che la mobilità del lavoro ed il suo orientamento verso l’impiego più produttivo non deve essere pagata dall’incertezza e dalla marginalità del singolo lavoratore che, perduto per qualsiasi motivo il posto di lavoro,  deve invece esser seguito ed assistito con cura dalle istituzioni fino al suo pieno reinserimento. .
Le nostre società si fondano ed amano la libertà , ma questa deve essere possibile per tutti i cittadini così come il rispetto e la dignità della persona.
 Bisogna pertanto  fare in modo che Daniel Blake non abbia più bisogno di ricordarci che è un essere umano ed ha diritto di cittadinanza.
Non mi sento di dire altro se non  ringraziare Ken Loach per questo film, Palma d’oro 2016 al Festival di Cannes e per la sensibilità e l’impegno civile  che hanno caratterizzato  tutte le sue opere.
Molto bravo il protagonista Dave Johns ( Daniel Blake) e la sua sperduta, ma coraggiosa  e tenera amica Katie,  interpretata da Hayley Squires.



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